La sua è una passione viva per il Torneo Cavalleresco di Castel Clementino che quest’anno celebra la 56° edizione. Aveva solo 11 anni quando ha iniziato a maneggiare la bandiera, oggi è il responsabile artistico della rievocazione. Si chiama Gianluca Viozzi, classe 1971, e ormai da qualche anno ricopre un ruolo strategico all’interno di una manifestazione che nel mese di agosto catalizza l’interesse dell’intera comunità serviglianese che risponde sempre presente ad ogni sua chiamata.
Quest’anno ha annunciato di puntare a migliorare la qualità del programma?
“Parliamo di dieci giorni di manifestazione – dichiara Gianluca Viozzi – un calendario di per sé già molto corposo, che coinvolge tutte le realtà del paese, che offre spettacolo, emozioni, che coinvolge chi partecipa e chi osserva. Quindi abbiamo deciso di mantenere gli eventi consolidati, che rappresentano anche le varie sfaccettature della popolazione, puntando a migliorare la qualità, che è già molto alta, prestando molta attenzione ai dettagli”.
Cosa significa essere il direttore artistico del Torneo Cavalleresco?
“E’ un grande motivo di orgoglio, nel corso degli anni ho vissuto la manifestazione storica a 360°; giovanissimo ho iniziato a maneggiare la bandiera; mio padre è stato Console del rione di Porta Navarra; sono stato fra i pionieri del G.A.M.S. (Gruppo Alfieri e Musici Storici); mi sono laureato con una tesi dedicata all’arte del maneggio della bandiera. Per me essere il responsabile artistico è un elemento di orgoglio e di impegno”.
Quali sono le difficoltà di questo ruolo?
“Sinceramente la parola difficoltà non è appropriata. Quando parliamo di palio, tutti sono disponibili a dare una mano, quindi i problemi si risolvono anche in fretta. Questa è la forza del Torneo Cavalleresco, tutta la comunità si sente coinvolta, dai bambini agli adolescenti alle famiglie intere. Quello che avverti invece è il senso forte di impegno costante che si articola in tutto l’arco dell’anno. Scegliere gli eventi di cornice, come organizzare la sfilata, i cerimoniali. Come un puzzle che si scompone e ricompone quasi miracolosamente ogni anno, tutti hanno un ruolo e si sentono parte attiva, è veramente una serie infinita di emozioni, dieci giorni sono tanti e l’impegno è massimo”.
Questa è la forza del Torneo Cavalleresco, tutta la comunità si sente coinvolta, dai bambini agli adolescenti alle famiglie intere. Quello che avverti invece è il senso forte di impegno costante che si articola in tutto l’arco dell’anno.
Il giorno della Giostra dell’anello per chi tifa?
“Questa risposta è semplice. Ricopro un ruolo super partes, il mio impegno è rivolto alla manifestazione, devo vigilare sullo svolgimento di ogni singola parte della manifestazione garantendo equità e il coinvolgimento della comunità. Però quando si arriva al campo di gara, quando cala il silenzio e inizia la giostra, io sono navarrino”.